Artista a tutto tondo, Isabel Russinova in barba al Covid porta avanti con tenacia i suoi progetti artistici e culturali.
Attrice di cinema e teatro, scrittrice, drammaturga, regista e produttrice, Isabel Russinova é Doctor of Art and Theatre. E come un Dottore fedele al giuramento di Ippocrate, crea e alimenta i suoi progetti culturali e di spettacolo con il piglio tipico di chi non ha voglia di lottare contro i mulini a vento.
Con la preziosa collaborazione di Rodolfo Martinelli Cararresi, suo partner nella privato e nel lavoro anche in questo periodo di difficoltà per il settore artistico, Isabel Russinova sta lavorando a una collana editoriale, Il Volo di Calliope, che vede protagonisti giovani drammaturghi contemporanei.
Ne parliamo in questa intervista rilasciata a Teatro.it
Come è nata l’idea del progetto editoriale ‘Il Volo di Calliope’?
L’idea è stata quella di valorizzare i giovani drammaturghi, la drammaturgia contemporanea, dando spazio agli scrittori per il teatro. C’era desiderio di costruire proprio delle antologie per conoscere l’autore attraverso il suo lavoro, i suoi momenti. Non nego che ci sono le solite perplessità su iniziative del genere. Molti editori sono scettici sulla risposta del pubblico nei confronti del teatro ma non solo, dell’arte in generale. Fortunatamente Cristina Siciliano, che è la vicepresidente di Curcio, è una persona illuminata e sensibile, in mezzo a tante difficoltà ha accolto questo progetto al quale ci stiamo dedicando da più di tre anni con pazienza e devozione, e alla fine è sbocciato. Purtroppo, con la situazione di emergenza Covid che ancora attanaglia l’Italia, il progetto che prevedeva la distribuzione nelle librerie in maniera tradizionale, come progetto cartaceo, ora è diventato un progetto e-book. E devo dire che anche l’idea di leggere il teatro su supporti elettronici non mi dispiace.
Con quali criteri sono stati selezionati gli autori contemporanei?
Sto cercando di fare una ricerca non tra autori conosciuti ma tra quelli più silenti che hanno un percorso interessante e vanno valorizzati. Poi magari verranno inseriti anche autori conosciuti. Sono partita con Dario Fertilio, un drammaturgo che ha molto da raccontare della sua vita, delle sue esperienze, delle sue ricerche. E’ lontano dai riflettori però ha scritto, proposto e messo in scena cose diverse, interessanti. Ha mandato anche un messaggio preciso, come nel suo caso ha raccontato il confine orientale, puntando un riflettore su quei territori e i loro personaggi. E questo deve fare un’antologia teatrale: scavare e portare alla luce scrittori meno frequentati.
Per gli autori del passato, quali pensi siano necessari oggi e per questo faranno parte della collana?
C’è una finestra dedicata agli autori dimenticati e cercherò di portare in luce anche i generi del passato, come ad esempio quello degli improvvisatori: nell’800 c’era questa corrente, gli improvvisatori appunto, considerati i ‘rapper’ dell’epoca. Usavano la loro capacità di narrazione senza lasciare traccia se non pochi scritti. Oppure penso al periodo della letteratura rosa per il teatro, il melodramma. Non bisogna dare niente per scontato, io stessa studiando e ricercando scopro cose che non sapevo. Spero di avere la possibilità di fare presentazioni per dare la possibilità al pubblico di affezionarsi nel tempo a questo progetto.
L’Arte è fortemente penalizzata in questo periodo. La scelta di proporre la collana oggi è casuale oppure c’è un obiettivo definito?
L’obiettivo è quello di avvicinare soprattutto i giovani alla lettura e al teatro. I nostri progetti non sono fini a se stessi ma portano avanti la nostra urgenza, la nostra richiesta volta a costruire un percorso che possa essere utile. Ad esempio la collaborazione che abbiamo con l’università, il luogo dei giovani attenti a questo tipo di stimolo culturale. Anche la conquista delle persone un po’ distratte è molto interessante, in questo tempo un po’ liquido, dove sono scivolati via alcuni pezzi portanti, come l’eliminazione della geografia dai programmi scolastici, si paventava la storia. In Italia mancano materie che stimolino la creatività, ad esempio non si studia il teatro, la materia Drama. Poi non ci stupiamo se i giovani rimangono le vittime, sempre, di tutto. A quel target ci rivolgiamo. Facciamoli uscire dai videogiochi, da un avatar immaginario!
La tua esperienza ti ha fatto maturare una visione sul futuro della cultura e dello spettacolo?
Ho molta fiducia nell'uomo, è un oggetto misterioso a se stesso e credo che questo mistero lo salverà. Nonostante le manipolazioni e quanto di veramente triste che ruota intorno al disarmare questo mistero.
Ci sono altri progetti che stai curando? Se si quali?
Progetti diversi che per lo più hanno come riferimento il recupero del femminile, inteso come la Grande Madre, che si è ritrovata ad un certo punto a difendersi da un mondo violento, maschile inteso come parte guerresca, mortale. Questa riscoperta è necessaria per la fortificazione di una mentalità positiva, fin quando non si riesce a rompere questo muro maschile non cambierà nulla. Ed ecco che torniamo all'importanza dei giovani e della loro educazione. A breve porto in scena uno spettacolo su Eva Mameli Calvino mentre è in corso una proposta televisiva su Pentesilea.
Sei molto presente a teatro, come pensi che il teatro possa oggi ‘sostenere’ artisticamente i suoi lavoratori?
Credo che alla fine siamo noi che aiutiamo noi stessi, i miracoli partono sempre da noi. Purtroppo da sempre, e mi dispiace dirlo, le istituzioni nutrono se stesse e poco l’arte. I cambiamenti e il nutrimento, come è sempre stato, lo costruiscono gli artisti con la loro energia, forza e creatività.
Come faranno i giovani a ritagliarsi uno spazio in quello che era già un settore di nicchia come il teatro?
E’ una cosa difficilissima, lo è anche per me che ho anni di carriera alle spalle, vivo sempre con lo stesso affanno. Siamo sempre li, non è facile per loro. Collaboro con università e conservatori, mi incanto di fronte a certi talenti e spero davvero che le istituzioni in futuro abbiano l’illuminazione e capiscano l’importanza dell’arte. Mi auguro che il buon senso e la libertà di chi ha gli strumenti per cambiare le cose prendano il sopravvento.